La sordità denominata in campo medico ipoacusia ossia una diminuita percezione uditiva dei suoni è la disabilità sensoriale più comune tra i nuovi nati. Secondo la letteratura internazionale, l’incidenza è di circa 1,0-3,0 ogni mille nati ed è anche 10 volte superiore quando sono presenti uno o più fattori di rischio audiologico, come nel caso di bambini provenienti dalla terapia intensiva neonatale.
Nel bambino, per potersi sviluppare una buona acquisizione linguistica, deve essere integro il sistema uditivo ed essere sollecitato da un’adeguata stimolazione sonora in grado di attivare i sistemi di integrazione cerebrale.
Il mancato riconoscimento di una perdita dell’udito comporta dunque importanti ripercussioni sul piano della comprensione e del linguaggio.
La diagnosi tempestiva e una riabilitazione precoce sono la soluzione per prevenire o ridurre la disabilità e l’impatto sociale.
Per questi motivi in tutti gli ospedali italiani tra il 2010 ed il 2012 è attivo lo screening uditivo neonatale.
Lo screening uditivo neonatale permette di identificare la maggioranza dei bambini con disturbi dell’udito in un’epoca della vita molto precoce, generalmente entro il 3-4° mese dalla nascita e di cominciare un intervento riabilitativo entro il 6° mese di vita.
La diagnosi di sordità infantile è il passo successivo per quei bambini con sospetto di sordità emerso in fase di screening. La diagnosi è un momento molto delicato che deve essere svolta presso un centro di audiologia attrezzato e specializzato nella diagnosi e nella terapia protesico-riabilitativa (logopedia) della sordità infantile e provvisto di una grande esperienza. La diagnosi, per essere completa e affidabile, deve utilizzare congiuntamente tecniche di audiometria soggettiva e obiettiva. Non bisogna dimenticare infatti che i bambini generalmente non sono in grado di collaborare all’esecuzione degli esami. Per cui è indispensabile non solo la verifica incrociata dei risultati raggiunti con l’audiometria soggettiva e obiettiva ma anche l’eventuale ripetizione degli esami.
Cosa si intende per tecniche soggettive?
La rilevazione della soglia uditiva nei bambini di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni presenta notevoli difficoltà in quanto non è possibile ottenere, per la giovane età, delle risposte volontarie. Per superare questo ostacolo sono stati ideati dei test che sfruttano reazioni incondizionate al suono oppure reazioni ottenute dopo un opportuno condizionamento:
- audiometria basata sui riflessi di orientamento incondizionato utilizzabile dai 6 ai 12 mesi (AMBO test e Boel Test);
- audiometria basata sul riflesso di orientamento condizionato, utilizzabile tra 1 e 3 anni (teatrino di Suzuki);
- audiometria con giocattoli, indicata in bambini dai 3 ai 5 anni (riflessi condizionati strumentali).
Dai 4 ai 5 anni è possibile effettuare l’audiometria convenzionale basata sulle risposte soggettive che vengono fornite senza alcun condizionamento. Bisogna precisare che i limiti di età riferiti sono del tutto indicativi in quanto l’esaminatore sceglie una delle metodiche citate non tanto in base all’età anagrafica ma in base a quella mentale del soggetto da esaminare.
Le tecniche obiettive quali sono quindi?
L’audiometria a risposte evocate permette la determinazione della soglia uditiva in quei soggetti che non possono o non vogliono collaborare con l’esaminatore; è quindi una metodica molto importante per la diagnosi della sordità infantile. Il sistema nervoso centrale presenta un’attività elettrica che può essere registrata. Utilizzando un computer è possibile estrapolare una risposta specifica, nel nostro caso quella dovuta alla sola stimolazione sonora. La metodica attualmente più utilizzata in campo clinico pediatrico è quella dell’ A.B.R. perché fornisce risposte precise e poco influenzabili da fattori esterni.
In caso di esito positivo, l’ospedale vi affiderà ad un’équipe adeguata che saprà aiutarvi e sostenervi in tutti quelli che sono i passi da svolgere in campo medico.
Sitografia di riferimento: www.sordita.it/sordita-infantile/