La Lingua dei Segni, è una lingua che viaggia sul canale visivo-gestuale e non uditivo come le lingue orali, usate dalle persone sorde e da tutta la comunità Sorda, ovvero tra sordi comunicano principalmente nella loro lingua naturale: segnando.
La lingua dei Segni si differenzia dai gesti che usano abitualmente la gente (es. furbo, fame, ecc…) in quanto i loro simboli corrispondono ad un sistema di regole grammaticali, sintattiche, pragmatiche precise che mutano nel tempo e che i membri di una comunità condividono ed usano per diversi scopi.
I gesti invece sono invece dei movimenti liberi ed arbitrari, pratici e comunicativi eseguiti con le mani, le braccia e le spalle e non seguono un codice comunicativo preciso né traducono frasi chiare ed intere come le lingue orali.
Con le lingue dei Segni si può comunicare di tutto – non è una lingua povera di vocaboli, restrittiva, riassuntiva – qualsiasi argomento e in qualsiasi linguaggio, ebbene si la lingua dei segni non è un linguaggio come tutti usano dire nel gergo comune errando – linguaggio dei Segni – ma è una lingua che possiede all’interno i suoi linguaggi, formali ed informali, ha i propri modi dire caratteristici appropriati al contesto sociale e culturale.
Tutto quanto non è frutto della nostra invenzione, ma è frutto di ricerche storiche, sociali, educative e soprattutto linguistiche.
La Lingua dei Segni esiste sin dall’antichità, ma solo nel 1960 si inizia a studiarla in campo linguistico grazie alla curiosità di un linguista americano William Stokoe.
Stokoe scopre che la Lingua dei Segni Americana (ASL) ha una struttura molto simile alle lingue vocali. In una lingua vocale le parole sono combinate da un certo numero di fonemi, nella Lingua dei Segni possiamo combinare un certo numero di cheremi (segni) che producono un vasto numero di significati. Inoltre, anche nella Lingua dei Segni esistono le coppie minime, due cheremi possono distinguersi sulla base di un mutamento in uno dei parametri; nella italiana, ad esempio, una coppia minima può essere rappresentata dai fonemi p e b. Di seguito, Stokoe ha riferito che un segno può essere scomposto da quattro parametri formazionali:
- il luogo: lo spazio in cui viene eseguito il segno, detto anche “spazio segnico;
- la configurazione: la forma che assume la mano per definire il segno;
- il movimento: la direzione di esecuzione e la maniera;
- l’orientamento: la posizione del palmo della mano.
Di recente è stato individuato un quinto parametro: l’espressione facciale espresso attraverso incarnamento o corrugamento delle sopracciglia, l’apertura o chiusura della bocca, l’emissione di sbuffi, lo spostamento delle spalle avanti o indietro, destra o sinistra, la postura, la posizione degli occhi.
Di conseguenza, si è deposto (non completamente) il pregiudizio che la lingua dei Segni sia unica al mondo, ma noooo… esistono tante lingue dei segni quante sono le lingue orali e in Italia si parla di Lingua dei Segni Italiana con acronimo LIS.
In passato vi è stato il tentativo di formare una Lingua dei Segni universale con il “Gestuno” (è una lingua costruita del segno), ma non ha avuto alcun successo.
Ciò dimostra e avvalora la teoria che la lingua dei sordi non è mimica-gestuale, ma una vera e propria lingua che nasce e si forma nel suo contesto culturale.
Possono esserci somiglianze e differenze tra le Lingue dei Segni, ma ciò dipende dalle vicinanze geografiche o dalle influenze storiche.
In seguito alle scoperte di Stokoe, in tutte le nazioni si sono attivate nuove strade per studiare la propria lingua dei Segni, ed in Italia le ricerche sono state guidate dalla ricercatrice Virginia Volterra presso l’Istituto Sordi di Via Nomentana a Roma.
Le ricerche italiane confermano gli studi americani e non solo, andranno a scoprire un fenomeno strano e curioso che non esiste un’unica Lingua dei Segni Italiana, ma tante quante sono gli istituti educativi speciali e i circoli per persone sorde. Si potrebbe dire che esistono semplici varietà dialettali o addirittura Lingue dei Segni diverse che variano da una città all’altra ed anche tra la nuova e vecchia generazione.
Da questo momento la Lingua dei Segni Italiana riconosciuta nel suo valore linguistico, pragmatico, sociale, cognitivo, emozionale, comunicativo, culturale lotta contro tutte le ingiustizie subite da chi l’ha voluta cancellarla come lingua – ricordiamo Il Congresso di Milano del 1880, dove in seguito all’Unità d’Italia si decise di abbattere ogni minoranza linguistica dialettale in favore di un’unica lingua l’Italiano (orale) – e sensibilizza il mondo, in particolare quello medico e quello educativo a separare i loro compiti, senza invasione, ma invitandoli a collaborare tra loro senza pregiudizi…aiutate i bambini sordi a ricevere la giusta educazione, non esiste mai un solo metodo educativo: seguite i bisogni speciali di ognuno ed il resto verrà da sé.
Bibliografia di riferimento e approfondimento:
- BAGNARA C., FONTANA S., TOMASUOLO E., ZUCCALA’ A., I segni raccontano. La Lingua dei Segni Italiana tra esperienze, strumenti e metodologie, FrancoAngeli, 2009
- BONANNO S., DELLIRI F., DOLZA E., MAGLIONE E., Manuale di lingua Italiana per sordi stranieri, Collana Scolastica, 2012 CARTMAN EDIZIONI.
- DELLIRI F., DOLZA E., PESCE A, Si fa per dire. Teoria e pratica della lingua italiana dei segni, CARTMAN EDIZIONI.
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- ROMEO O., Il dizionario tematico dei segni, Zanichelli 2004
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- ZUCCALÀ A., Cultura del gesto e cultura della parola. – Viaggio antropologico nel mondo dei sordi, Meltemi, Roma 2001