La bambina che andava a pile è un originalissimo titolo di un inedito libro scritto e raccontato da un’educatrice sorda: Monica Taini.
Monica Taini è nata a Brescia nel 1992. All’età di due anni le è stata diagnosticata la sordità profonda. A dieci è stata impiantata con il cocleare e da lì è cresciuta bilingue, in uno strano miscuglio tra Italiano e Segni.
Laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha trascorso un anno di volontariato in Perù. Attualmente lavora in una scuola primaria, a stretto contatto con altri bambini che “vanno a pile”.
Da aprile 2018 è presente in tutte le librerie il suo primo albo illustrato delicato e coraggioso che racconta cosa significa crescere e ricercare la propria identità dal punto di vista di una bambina sorda.
Monica ha due voci: la sua bocca e le sue mani, ma non sa decidersi su quale sia la più forte. Monica si sente come se tutta la sua giornata fosse una lunga ora di lingua straniera e non sa se sia lei ad essere diversa, o se lo siano gli altri. Quando il buio le è nemico, le sue protesi acustiche e le batterie che l’alimentano riescono a riempire il suo mondo di suoni.
Per il freddo linguaggio legislativo lei è una disabile, una minorata sensoriale, ma per i suoi amici è semplicemente Monica.
Con pochi tratti, in tavole caratterizzate da un evocativo bianco e nero a forti contrasti, Monica Taini racconta la propria sordità in modo tanto semplice e diretto quanto delicato e poetico, cercando di far capire al lettore cosa significa crescere e cercare la propria identità in un mondo senza suoni.
In appendice, un glossario semiserio di cultura sorda porta il lettore a sorridere di chi è sordo e di chi non lo è. Ma soprattutto, un glossario che rappresenta un’occasione ulteriore per avvicinarsi al mondo dei sordi attraverso i loro occhi e le loro parole, riflettendo sulla diversità e sui pregiudizi.
LA BAMBINA CHE ANDAVA A PILE di Monica Taini fa parte della collana “I geodi” della casa editrice Uovo Nero.
Per contatti con la casa editrice: lorenza@uovonero.com