La famiglia è il primo abbraccio caldo che ti avvolge dalla nascita in poi, è la prima emozionante ed indimenticabile coccola che la mamma ed il babbo donano incondizionatamente dopo nove mesi di attesa, è il primo vero amore che non si scorda mai e da quel momento tutta la visione della vita ruota intorno a quella piccola creatura: magica, fantastica, dolcissima.

In una famiglia in cui uno o entrambi i genitori sono sordi, o tra gli ascendenti è presente un parente sordo si è preparati all’eventuale diagnosi positiva della sordità del bambino: quell’amore vissuto non cessa mai, non subisce shock, non si allontana mentalmente e fisicamente neanche un istante dal bambino e di conseguenza si è più preparati psicologicamente, socialmente e legalmente all’accogliere ed aiutare un bambino sordo, anche se le difficoltà e le sfide quotidiane non cessano mai di scoraggiarci. Nonostante ciò queste famiglie partono con una marcia o due in più a seconda anche del contesto geografico in cui vivono…per esempio nascere a Roma o a Biella dove sono presenti scuole per sordi con personale qualificato è già una tranquillità, nascere in un paesino che offre poco, gli sforzi per pensare al futuro del bambino si intensificheranno nelle possibilità infinite della famiglia.

Una famiglia che non ha mai visto né sentito parlare di sordi, non immaginerà mai neanche durante i brutti incubi che una mamma può avere durante i nove mesi di gestazione di avere un figlio con tale disabilità. Eppure accade. Si stima che su 100 bambini sordi che nascono, il 95% nasce in famiglie udenti lontane mille miglia dal pianeta sordità.

E quell’amore che il bambino ha ricevuto inizialmente ad un tratto cessa, smette, non batte e vola solo nella stanza in attesa di essere ricatturato, uno shock normale che sprofonda e che deve sprofondare per riemergere con tutte le potenzialità di un cavaliere per poter camminare su un terreno difficile, incomprensibile, per poter risolvere enigmi quotidiani, per poter sfidare l’ignoranza e riuscire a riprendere quell’amore per cui vale la pena lottare, crescere, battere sempre!!!

Il trauma della scoperta della sordità è normale, fisiologicamente e psicologicamente, ognuno reagisce in modo diverso, ma in linea generale gli psicologi sostengono che un genitore all’inizio prova a negare la novità, si sente perso, prova un senso di vuoto e di distacco emotivo, superato questo momento, al livello successivo si prova a dare una spiegazione razionale a volte accompagnata da sensi di colpa, si rifiuta il problema concentrando le nostre attenzioni su qualcos’altro per distrarci.

E solo quando avrete superato questi livelli, allora arriveremo allo step finale quello dell’adattamento e dell’accettazione.

Arrivare all’ultimo livello, non è facile e non si arriva sorpassando gli altri passaggi, ma bisogna affrontarli tutti per essere nel top dell’ultimo livello, quello dell’accettazione: accettare quel figlio che non aspetta altro, lui ha bisogno di sentire la sua mamma ed il suo babbo, perché la cosa più importante è il cuore: l’amore che si prova, tutte le altre parole scritte, parlate e/o segnate, disegnate, fotografate, sottotitolate, romanzate verranno da sé.

Amore prima di tutto!

Una volta accettato il problema occorre capire cosa succede. La sordità è un handicap invisibile che ha un grosso impatto sociale in quanto colpisce proprio i canali relazionali e sociali: la comunicazione, il linguaggio, il pensiero.

Quali sono le conseguenze della sordità?

Il linguaggio verbale, prerogativa specifica della specie umana, si struttura durante i primi tre anni di vita. Superato questo periodo, l’acquisizione del linguaggio diventa più difficile. Lo sviluppo del cervello cresce rapidamente nei primi due anni, dai due ai 12 anni aumenta di solo di una volta e  mezzo. La corteccia cerebrale presenta un rapidissimo incremento del numero di neuroni sino ai 2 anni per diminuire rapidamente da 2 ai 16 anni, epoca in cui si arresta del tutto. Durante i primissimi anni di vita nel tessuto cerebrale aumenta sia la distanza tra i neuroni sia il numero di connessioni tra di essi, espressione di una riorganizzazione e specializzazione nei circuiti cerebrali conseguenti all’acquisizione di specifiche funzioni superiori. Questo insieme di fenomeni, definito plasticità cerebrale, si protrae al massimo fino ai 2-3 anni. Superato questo periodo, l’acquisizione spontanea del linguaggio diviene oltremodo difficoltosa se non impossibile. Ovviamente intervenendo con precocità attraverso l’applicazione della protesi, con la riabilitazione logopedica e con la Lingua dei Segni si possono limitare o annullare le alterazioni elencate.

Cosa succede? Come parlare? Come farà a parlare mio figlio una lingua che non sente?

Sono questi i primi quesiti che un genitore si pone.

Per realizzare tutto questo avrete bisogno di aiuti e di sostegno e pertanto le figure a cui dovrete rivolgervi sono le seguenti:

un aiuto protesista che vi indicherà le vie del recupero uditivo tramite protesi acustiche se possibile recuperare, o un impianto cocleare da valutare se ha una sordità profonda.

Un aiuto logopedico che sia aperto a diversi metodi, mai ad uno, perché i bimbi sono diversi, una buona logopedista è un buon bastone di appoggio che vi aiuterà ed indicherà come insegnare al bambino a parlare e a farlo parlare. L’intervento logopedico non si limita solamente all’acquisizione del linguaggio ma continua nel tempo, facilitando l’inserimento del bambino prima nella scuola dell’infanzia e successivamente attraverso l’iterscolastico.

A scuola avete il diritto di chiedere il supporto dell’insegnante di sostegno e dell’assistente alla comunicazione e dell’educatore sordo.

Un educatore sordo. Questa è la figura più difficile da cercare e da affrontare, ma è la vera essenza che profuma di speranza nella vostra vita. L’educatore sordo è una figura terapeutica a livello psicologico per genitori e bambini in quanto vedrete un adulto sordo capace di lavorare, di vivere in modo autonomo, di guidare, di sposarsi, di STUDIARE, laurearsi, viaggiare, emozionarsi, soffrire, vedrete un uomo o una donna che vivono la vita da sé come tutti. L’educatore sordo inoltre vi informerà sulle difficoltà e su come si possono affrontare alcune situazioni in cui vi troverete a disagio, le questioni legali a cui avrete diritto, i metodi educativi migliori per sordi, le letture da fare col bambino, come giocare e divertirvi. L’educatore sordo è un modello di speranza, un esempio di identità da seguire e costruire che aiuterà vostro figlio a non sentirsi un selvaggio della giungla, ma un cucciolo che ha le stesse possibilità di vivere come tutti e di crescere come tutti. Tra i racconti di vita di alcuni sordi, è emerso tra tutti che i sordi da piccoli credono che non diventeranno mai grandi e che quindi moriranno giovani in quanto non hanno mai visto sordi adulti.

Un’associazione per sordi: come l’ente Nazionale Sordi gestita da persone sorde e presente in ogni provincia italiana. Non è l’unica in Italia, è presente anche la Fiadda, composta da genitori udenti con figli sordi. Sono due associazioni con pensieri filosofici differenti alla quale auguriamo di saper trovare dei punti di incontro per convergere nella lotta dei diritti che abbracciano le esigenze di tutti e non di pochi.

Ci tengo a ricordare che essendo la sordità una disabilità invisibile molti tengono a ritenerla invisibile, quindi non si accetta né ci si adatta al problema, non si arriva al livello finale. Così facendo la gente normale che non conosce la persona e non vede la problematica essenziale rischia di ritenerla stupida in quanto appare strana, sembra non capire le parole, parla con un accento diverso e la persona sorda si scusa sempre dicendo scusa non ho capito anziché mi scusi non sento….che è diverso dal non capire.

– Frequentare qualche corso in Lingua dei Segni Italiana: conoscere questa lingua porterà solo dei benefici perché i docenti madrelingua vi aiuteranno a comprendere qual è la lingua naturale del sordo e idea fondamentale è che se il bambino impara la Lingua dei Segni facilmente potrà apprendere la Lingua Italiana Parlata in quanto non mancherà il primo costrutto naturale dello sviluppo del linguaggio e del pensiero. Questa idea scientificamente provata purtroppo è sottoposta a pregiudizi storici che la negano e ritengono il contrario, ossia il gesto uccide la parola. Ma nel corso scoprirete che non si tratta di gesti, ma di segni con una propria grammatica lessicale, semantica e pragmatica. Lottiamo perché i sordi oltre a saper parlare bene, devono prima di tutto comprendere il significato bello di ogni parola.

A questo proposito vi invitiamo a legger l’articolo su Baby Sign: dall’America arriva una nuova scoperta scientifica che si sta divulgando in ogni Paese del mondo ed è arrivata anche in Italia: insegnare la Lingua dei Segni ai bambini udenti dai sei mesi ai due anni, periodo in cui manca la parola verbale. Se leggete gli effetti positivi rimarrete sbalorditi. E parliamo di scoperte scientifiche e non di trovate pubblicitarie rinchiuse in pregiudizi che nuocciono alla salute dei bambini, anzi li rendiamo sereni, felici offriamo loro un posto in cui la comunicazione si sviluppa e ci riempie la vita di gioia e imperdibili sonore risate.

Concludiamo dandovi un solo consiglio: chiedete aiuti a più figure, ascoltatele tutte per scegliere in modo consapevole il modo ed il metodo che voi ritenete efficiente ed efficace per vostro figlio. Non permettete che si mescolino le competenze professionali: i medici rispondono alle soluzioni dell’orecchio fisiologico e non hanno competenze educative, sociali e scolastiche; le figure educative competono in campo educativo e non medico.

Per qualsiasi dubbio o chiarimento scriveteci, la cooperativa Doppio Ascolto sarà lieta di ascoltarvi e darvi suggerimenti se lo riterrete opportuno.